Le ragioni dell’intervento

Siamo nella Repubblica Democratica del Congo dal 2016. La profonda crisi che sta caratterizzando il paese ci ha spinti ad intervenire per dare un aiuto concreto a migliaia di bambine e bambini costretti ai margini. Negli ultimi anni il Paese ha vissuto una lieve crescita economica, ma la maggioranza dei bambini lotta ancora per veder rispettati i propri diritti, in particolare per la scarsità di servizi essenziali come quelli sanitari ed educativi.

Il nostro intervento si concentra a Bukavu – un’area urbana nella regione dei Grandi Laghi – dove collaboriamo con il Foyer Ek’abana. Un centro, fondato nel 2001, che ha come obiettivo il recupero, l’istruzione e l’integrazione sociale e professionale di bambine e adolescenti che per svariati motivi – tra i quali non ultimo l’accusa di stregoneria – si trovano ai margini della società.

Ancora oggi, nelle Repubblica Democratica del Congo è possibile essere emarginati con l’accusa di stregoneria.

Un’accusa pesante, soprattutto per chi vive nei villaggi e nelle zone rurali del paese.

Grazie al lavoro di sensibilizzazione fatto dal centro Ek’abana, questo problema ha oggi un impatto minore nella città di Bukavu, ma resta ancora molto da fare per estirpare convinzioni e credenze socio-culturali, rafforzate dalle nuove povertà e dalla globalizzazione che allontana le persone dalla tradizione.

Attraverso il sostegno a distanza nella Repubblica Democratica del Congo vogliamo garantire a circa 1.300 bambini e bambine Mai-Mihogo l’accesso all’educazione primaria.

In lingua locale Mai-Mihogo significa manioca-acqua. Sono chiamati così i bambini e le bambine che vivono in strada. Passano la giornata per strada cercando di barattare l’acqua con la farina di manioca.